lunedì 13 agosto 2018

La "mezza voce" verdiana di Lauri-Volpi

"La città di Busseto a Giacomo Lauri Volpi, il più verdiano dei tenori - 5 giugno 1976"
 
" (...) Il tenore dalla voce che scorre potente su una gamma inverosimile, il tenore dagli acuti mirabolanti, il tenore, insomma, che si trova a suo agio quando sia richiesto di note che superano la comune tessitura, e sono elettrizzanti per lo scoppio e il brillio del suono, non si vale più unicamente di questi mezzi, ma ha aggiunto un'altra corda alla sua lira e l'usa con giusto senso artistico. Lauri Volpi, ove occorra, smorza ora la voce, ne modera la potenza, ne gradua il colore. Ha trovato la 'mezza voce', una sua 'mezza voce', magnifica, non appannata, non di falsetto: la sua voce naturale dimezzata, appunto, ma con gli stessi caratteri fonici che le sono propri. Così certi recitativi di media espressione e le parti e le frasi liriche, le può colorire e le colorisce con più adeguatezza e con maggiore efficacia artistica, e non deve attendere la grossa sparata per conquistare il pubblico. Con questo non è da pensare che abbia evitato di salire sul suo cavallo di battaglia e che non abbia stilato il suo repertorio di acuti e sopracuti abbaglianti da mandare, come si diceva un tempo, in visibilio. Ancora una volta, dunque, egli è stato il centro dello spettacolo [Il Trovatore] (...) "

(Il Popolo d'Italia, 28 dicembre 1933)

"In tutta l'opera [Luisa Miller] si osservò come il colore della voce rispondesse allo spirito della musicalità verdiana, e com'essa si flettesse alla disciplina di tanta effusione, di tanta robustezza espressiva. Senza accennare ai primi quadri basterebbe aver colto l'entusiasmo incontenibile con cui fu accolta la celebre romanza, cantata con lievità di mezza voce e conclusa con ampio folgorio di note acute, e come animò con passionale ardore la scena finale dell'opera, nella quale la voce di Lauri Volpi ebbe momenti di commozione e di esaltazione drammatica, per intendere il significato delle acclamazioni al suo indirizzo. Serata, per merito suo, di grandi emozioni!"

(Il Messaggero, 27 febbraio 1938)

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